Giornate contro Frontex dal 15 al 18 aprile 2016 a Catania - NoFrontex Days from April 15-18 in Sicily BASTA MORTI NEL MEDITERRANEO - STOP DEATHS IN THE MEDITERRANEAN!

Rassegna - Review

Lettera UIKI
Cari compagni e compagne partecipanti alle giornate NoFrontex,
come Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia vi ringraziamo dell'invito a partecipare alla vostra ampia mobilitazione. Le nostre forze e i tanti impegni ci costringono a essere presenti con una delegazione, ma vogliamo salutarvi con calore. La vostra mobilitazione intende difatti fra l'altro testimoniare lo spirito di accoglienza e apertura che caratterizza la popolazione siciliana e più in generale dell'Italia, che anche i profughi curdi degli anni '90 hanno sperimentato, e rifiutare la chiusura della “frontiera” mediterranea, che così tanti morti produce. Da troppo tempo la Sicilia è trattata come una terra sulla quale far passare decisioni prese altrove: che si tratti delle antenne MUOS, di basi militari e più di recente di centri “hotspot” per l'identificazione anche coatta dei migranti, e ora anche di una sede di Frontex, l'agenzia che dovrebbe rendere più efficaci i respingimenti.
Questo “decidere sulle teste di...” è quello a cui i curdi si oppongono, in Siria come in Turchia, dove dichiarando l'autonomia democratica hanno voluto riprendere in mano i loro destini, costruendo una democrazia radicale dal basso che coinvolge tutti i diversi gruppi presenti su un certo territorio (non solo i curdi dunque...) e li chiama a esprimersi, a prendere responsabilità, a terminare l'oppressione colonialista che ha portato alla dispersione e alla divisione dei popolo curdo in quattro Stati. Questo al momento si traduce nell'autodifesa dagli attacchi di Daesh e dello stato turco, ma si esprime già nelle assemblee e nelle comuni dove i rappresentanti e le rappresentanti – in equilibrio fra donne e uomini – si organizzano per decidere cosa fare delle proprie risorse, come trattare i problemi, come regolare i rapporti sociali in base al rispetto e al'accoglienza. Ricordiamo ad esempio che in Rojava (Kurdistan occidentale siriano) nonostante la guerra e l'assedio di Daesh, nonostante la mancanza di risorse economiche, sono venuti a rifugiarsi profughi da altre parti della Siria che hanno trovato lì la sicurezza e la protezione che altrove non avevano trovato.
Cosa accade invece in Europa? Governi sempre più cinici e popoli sempre più impauriti chiedono di “blindare le frontiere”, senza fare nulla per porre fine ai conflitti che generano questi flussi migratori. Si è raggiunto un accordo tra Unione Europea e Turchia per “bloccare” i profughi: un'altra frontiera simbolica, come è stata già Lampedusa, ossia la “rotta balcanica”, viene “sigillata” e il lavoro sporco delegato a un paese terzo, la Turchia, che viene improvvisamente dichiarato “sicuro” per chi scappa da guerre e persecuzione. Questo proprio mentre la Turchia assedia le città curde, le bombarda e le distrugge, uccide i civili bruciandoli vivi nelle cantine e dichiarandoli poi “terroristi”, crea almeno 100.000 nuovi profughi interni, ammazza definitivamente la libertà di stampa bloccando giornali nazionali e non e incarcerando dozzine di giornalisti, fa partire indagini per sostegno e propaganda al terrorismo contro accademici, sindacalisti e semplici cittadini solo per aver manifestato il loro sostegno alla pace. La stessa Turchia che negli ultimi anni ha coperto e aiutato il flusso di jihadisti che andavano a combattere in Siria per Al Nusra e Daesh, oggi si vede premiata perfino con la promessa di far cadere l'obbligo del visto per l'area Schengen per i suoi cittadini...come dire: blocchiamo i poveracci che scappano dalla guerra in Siria, e apriamo le porte a chi ha già lasciato passare i terroristi dell'ISIS che hanno attaccato Kobane, Suruç...davvero una strategia intelligente, oltre che umana!
Noi curdi siamo a favore della libertà di movimento, contro le frontiere, ma pensiamo anche che occorra costruire le basi per cui i popoli non siamo costretti ad abbandonare la propria terra, cosa che molti non vogliono e che lascia dietro di sé perdita, sofferenze, disagio, oltre a spazi lasciati liberi al colonialismo delle potenze che difatti hanno sempre usato i flussi di profughi come arma di guerra e di ricatto. E questo si fa lavorando per costruire soluzioni di pace durature dovunque ci siano guerre e conflitti.
Per questo siamo presenti in questo vostro percorso, perché lo riteniamo un passo in questa direzione e un importante momento di autodeterminazione dei popoli contro le guerre decise sulle nostre spalle. Riteniamo inoltre importante che questo avvenga alla presenza di altre realtà territoriali europee, che salutiamo con speranza, perchè l'organizzazione dal basso può essere efficace se si sarà capaci di allargarla il più possibile a tutti i popoli, anche quelli d'Europa. In Rojava i curdi hanno proposto un'autonomia che coinvolga tutti coloro che vivono e condividono un territorio, oltre l'appartenenza etnica: è una soluzione che qui in Europa si potrebbe definire “laica”, e che non va bene solo per i curdi, ma è potenzialmente in grado – adattandola al contesto specifico – di risolvere altri conflitti in Medio Oriente e dappertutto, perfino in Europa.
Con la speranza e l'augurio che la vostra mobilitazione abbia successo, e che possiamo insieme cambiare il corso della storia come è stato fatto a Kobane, vi salutiamo e vi ringraziamo per averci dato l'occasione di essere qui oggi.

                                                                                                            Ozlem Tanrikulu
                                                                                  UIKI Onlus Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia
                                                                                                            www.uikionlus.com


 

 

No comments:

Post a Comment