Giornate contro Frontex dal 15 al 18 aprile 2016 a Catania - NoFrontex Days from April 15-18 in Sicily BASTA MORTI NEL MEDITERRANEO - STOP DEATHS IN THE MEDITERRANEAN!

Info workshop 16 Aprile

Materiale - documenti WORKSHOPS

Workshop “Frontex e pratiche d’opposizione” – “Frontex and ways of struggle”

Find here some presentations of the Frontex and Hotspot System and the actions against Frontex -  troverete qui delle presentazione su Frontex, il sistema Hotspot e sulle azioni contro Frontex, by Conni Gunsser (Afrique-Europe interact/Alarm Phone)

1. What is Frontex? read more/continua...

2. Hotspots and deportations
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Short explanation of the Hotspot System. In Italy actually 4 hotspots are worklung: Lampedusa, Pozzallo, Trapani and Taranto.

3. Actions and campaigns against Frontex
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This presentation  consists mainly of photos of actions against Frontex in Europe and on the other side of the Mediterranean (WSF Dakar and Tunis, Choucha camp).


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PROGRAMMA dei WORKSHOP - WORKSHOP PROGRAM

Workshop “Frontex e pratiche d’opposizione” – “Frontex and ways of struggle”

  • Perché siamo qui: Presentazione report Heller/Pezzani e novità sul caso del 18 aprile 2015
  • Cos'è Frontex?
  • Hotspot e respingimenti
  • 1. „Pratiche d’opposizione": Push back Frontex
  • 2. „Pratiche d’opposizione": Ferries not Frontex
  • 3. „Pratiche d’opposizione": Presentazione Guida 'Welcome to Italy'
  • Frontex, morti in mare e proteste in Africa Occidentale

  • Why we are here: Report Heller/Pezzani and news about the 18th of April 2015
  • What is Frontex?
  • Hotspots and rejections
  • 1.Actions and campaigns against Frontex“: Push back Frontex”
  • 2.Actions and campaigns against Frontex": Alarmphone and Ferries not Frontex
  • 3.Actions and campaigns against Frontex": Welcome2Italy guide
  • Frontex, deaths at sea and protests in West Africa
 Report of the Frontex workshop
 
WORKSHOP "DISPERSI IN MARE ED IDENTIFICAZIONE" - "Missing and dead people"
  • Perché siamo qui: Presentazione report Heller/Pezzani e novità sul caso del 18 aprile 2015
  • Presentazione  progetto “morti in mare – riconoscimento dei corpi”. Descrizione le procedure italiane sull'identificazione
  • Testimoni dalla Tunisia: dispersi in mare. L'esperienza delle famiglie sulla raccolta delle informazioni delle autorità
  • Carovana Migranti: Los Desaparecidos, l''esperienza delle associazioni italiane che si sono fatte portavoce 
  • Video

  • Why we are here: Report Heller/Pezzani and news about the 18th of April 2015
  • Presentation of the project : "deaths at sea – identification of the deaths”. Description of the Italian procedure to identify the corpses
  • Testimonies from Tunisia: "missing people". Experiences of Tunisian families and relatives
  • Carovana Migranti: Los Desaparecidos. Experiences of Italian associations.
  • Video

WORKSHOP  "Libere da violenza e militarizzazione"

di Anna di Salvo

«Libere da violenza e militarizzazione» sono le parole chiave delle donne e degli uomini de La Città Felice e della Rete antiviolenza La Ragna-Tela che hanno messo al centro il dramma delle violenze sessiste subite dalle donne migranti e insieme il dramma degli scempi che derivano dall’incremento della militarizzazione in varie parti del globo (vedi le sparizioni di donne e uomini di varie parti del mondo causate dalla violenza dei regimi autarchici militari…) cercando di rendere manifesto e risonante il nesso esistente tra le due questioni con iniziative, elaborazioni politiche e performance artistiche.

Questo percorso ha avuto inizio dall’aver sostenuto la lotta e i contatti avuti con le “Madri di piazza di Maggio” di Buenos Saires in Argentina che hanno avviato lì la coraggiosa lotta per denunciare le sparizioni delle loro figlie e figli, e dalle visite di alcune/i de La Città Felice molti anni fa al centro di accoglienza “Villaggio degli aranci” di Mineo, un paese in provincia di Catania, dove vengono trattenuti/e gli uomini e le donne migranti. In questo CARA, come in altri famigerati centri di accoglienza, spesso le donne scampate alla traversata del Canale di Sicilia subiscono violenza sia da uomini migranti come da nostri connazionali, e molte vengono costrette a prostituirsi.

A cominciare dal 2011, con la Vacanza Politica “Lampedusa mon amour” di 10 donne di varie città d’Italia a Lampedusa, La Città Felice ha partecipato ogni estate al LampedusaInFestival invitata dalle giovani donne e uomini dell’associazione Askavusa, che s’impegnano con vari linguaggi a ridefinire lo spirito autentico dell’isola dando voce ai desideri reali delle sue e dei suoi abitanti. La decisione di recarci nell’isola era stata sollecitata dai numerosissimi sbarchi a Lampedusa nel febbraio del 2011, di oltre 11.000 uomini e donne migranti, provenienti dall’area subsahariana dall’Africa del nord e da paesi orientali, e La Città Felice aveva avvertito il desiderio forte di essere là in quel momento così difficile.

Queste frequentazioni, le iniziative realizzate in merito, gli impegni conseguentemente assunti, ci hanno portate/i ad approfondire la questione delle donne migranti, ad acquisire dolorose verità, senso di responsabilità e profonda indignazione.

La visione patriarcale del mondo e le occupazioni militari dei territori si portano dietro le conseguenze tragiche che scorrono di continuo davanti ai nostri occhi e altre, che passando quasi inosservate, si insinuano nella vita di molte/i quali subdole violenze.

Le guerre segnano in maniera indelebile la vita di migliaia di donne in buona parte del mondo: la fuga dalle proprie case, le permanenze forzate nei campi profughi o in paesi ostili, le pericolose traversate di deserti e poi di mari, diventano tappe obbligate per quel tipo di sopravvivenza, che include al proprio interno abusi, violenza sessuale percosse… in Libia, dove la polizia locale le trattiene a lungo, le violenta, le ricatta, così come ora sta avvenendo purtroppo a molte donne nel tentativo di traversare le frontiere e i muri eretti dai paesi balcanici per impedire il libero accesso dei popoli migranti.

Questo spiega come mai buona parte delle migranti sopravissute alla crudeltà degli scafisti in mezzo al mare, giungono sin da noi in stato avanzato di gravidanza: è importante denunciarlo, anche per sfatare il pregiudizio che le ritiene irresponsabili e superficiali nel mettere al mondo delle creaturine in momenti così difficili.

Ma anche le terre di approdo quasi sempre si propongono come l’ennesimo campo di battaglia: rifiuto, sfruttamento, assenza di rispetto per l’intimità femminile, sono per lo più le “forme d’accoglienza” e l’impatto con le quali le migranti si scontrano e che ostacolano il loro desiderio di pace, serenità e libertà.

Libertà che è sempre minacciata anche nelle terre come la mia Sicilia, divenuta insieme alle sue isole minori un avamposto militare perché occupata strategicamente anche da potenze straniere e dalla NATO, con l’approvazione e la connivenza dei poteri forti e dei governi locali. Il territorio di Niscemi, in provincia di Caltanissetta, è l’esempio dell’ennesimo scempio imposto dal processo di militarizzazione che si ostina a voler installare in quei bellissimi luoghi il famigerato MUOS, un complesso di antenne e parabole satellitari che emettono radiazioni elettromagnetiche fortemente rischiose per le vite di donne, uomini e bambini, che potrebbero investire in maniera esponenziale non solo la Sicilia ma anche la Calabria. A questo dissennato progetto, allestito con tracotanza muscolare in quanto per la sua realizzazione sono stati sradicati molti alberi secolari facenti parte di una sughereta protetta, si oppongono oltre i Comitati di base “NoMuos/No Sigonella” anche le “Mamme NoMuos” di Niscemi e Caltagirone sostenute dalla rete La Ragna-Tela della CittàFelice ecc, così come stanno ricevendo sostegno anche Rossella Sferlazzo e le “Mamme di Lampedusa” che si oppongono all’ampliamento dei sistemi radar, già numerosissimi sull’isola, voluto dal Ministero della Difesa e dalla NATO per favorire le comunicazioni militari ad ampio raggio.

I temi di cui ho parlato e le relazioni in corso con donne e uomini con le/i quali condividiamo desideri, impegno e pratiche politiche in merito, mi hanno portata a Lampedusa, per realizzare insieme alle Mamme di Lampedusa e a donne e uomini di Askavusa, l’installazione artistica Lampedusa porta della vita che abbiamo collocata in piazza Castello, avendo come sfondo la meravigliosa visione del Porto Vecchio con le sue barche, il suo mare, i suoi approdi, le sue partenze… Così attraverso quella porta aperta sul mare, incorniciata da legni di imbarcazioni naufragate, decorata dalle immagini dei desideri delle Mamme, degli sbarchi di donne e uomini migranti, del processo forzato di militarizzazione e della tartaruga che circumnaviga le questioni dell’isola, deponendo infine le sue uova, si staglia la grande sagoma di Abissa, la donna-mare quale simbolo di bellezza, presenza positiva e avvenire di bene per tutte e per tutti.


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